Borgo gioiello, è stato trasformato in borgo diffuso grazie all’idea di Daniel Kihkgren, giovane imprenditore svedese. Oggi il paese è meta di un turismo di qualità alla ricerca di atmosfere autentiche.
Santo Stefano di Sessanio si trova a 1,251 metri nel cuore d’Abruzzo, la sua edificazione risale all’epoca medievale e ancora incredibilmente integro. Le case e le strade sono costruiti in pietra calcarea bianca: a dominare sul borgo è la bella Torre Medicea. La torre dalla forma cilindrica prende il nome dalla famiglia fiorentina Dè Medici, che fu feudataria nel 1500 del borgo. Purtroppo, a causa del terremoto del 2009, la torre è crollata, così come molti altri edifici.
Tra scalinate e vicoli il borgo vi porterà in un viaggio senza tempo. Tanti gli edifici di pregio come la Chiesa di S. Maria in Ruvo, risalente al XIII e XIV secolo. Tra le case più importanti la famosa Casa del Capitano, a Santo Stefano si trovano molti ristoranti e locande di eccellente qualità pronte a farvi provare l’eccellente cucina abruzzese.
Subito al di fuori del centro, sono da visitare la Chiesa di S. Stefano e la chiesetta della Madonna del Lago, risalente al XVII secolo e sorta lungo il lago ai piedi del paese. A poca distanza si trova il Castello di Roccacalascio che si trovaa 1.512 metri di altitudine, ricco di storia. Il borgo di Santo Stefano di Sessanio è davvero una perla d’Abruzzo da visitare.
Asolo è un piccolo borgo immerso nel verde delle splendide colline trevigiane, fu definito da Giosuè Carducci come: “il paese dai cento orizzonti” per la sua posizione alta da cui si gode di un panorama mozzafiato sull’imponente massiccio del Monte Grappa e sull’arco alpino circostante. In lontananza si scorge l’estesa pianura padana e la lontana Laguna di Venezia. Piazza Garibaldi è un luogo ideale per una pausa caffè, vi si trova l’imponente fontana cinquecentesca rappresentante il Leone di S. Marco. Notevole anche la cattedrale, che custodisce al suo interno opere di Lorenzo Lotto e Jacopo Da Ponte, e il Museo Civico che presenta una bella collezione di opere d’arte.
Ogni scorcio di Asolo regala sorprese; gli antichi e ricchi palazzi in stile veneziano vi sapranno stupire la loro bellezza ed eleganza. Vi consigliamo di visitare il Castello che sovrasta Asolo, era la residenza di Caterina Cornaro, Regina di Cipro. E’ possibile salire sulla torre campanaria del castello, e godere di una vista dall’alto a dir poco stupenda. Proprio da quassù si riesce infatti ad assaporare pienamente la bellezza senza tempo di Asolo.
Dopo aver esplorato il centro storico vi consigliamo di partire alla scoperta della Rocca. Quest’ultima è infatti raggiungibile a piedi imboccando una stradina a fianco la piazza principale. Questa camminata permette di giungere alla sommità della Rocca ammirando il paesaggio che circonda il borgo. Nelle giornate più limpide si riesce a scorgere anche Venezia con il suo campanile di San Marco!
Asolo è la perfetta meta per una gita domenicale; una terra ricca di storia, dove mangiare e bere sono parte integrante dell’eperienza.
Sono tanti gli agriturismi e i ristoranti nelle vicinanze di Asolo. Di seguito vi segnaliamo la nostra listra di strutture e alcuni suggerimenti.
Si chiama Frantoi Aperti la nuova sfida agrituristica dell’Umbria delle eccellenze del territorio che si concluderà il prossimo 8 dicembre, dopo una manifestazione durata diverse settimane attraverso le “Strade dell’Olio”, un progetto turistico voluto dall’associazione presieduta da Paolo Morbidoni.
«Per essere la prima edizione di un format innovativo, la partecipazione di centinaia di persone che hanno visitato e vissuto i migliori frantoi umbri, ha dimostrato che siamo sulla strada giusta. Il nostro intento era e sarà anche in futuro quello di promuovere le eccellenze dei territori dell’Umbria, dall’olio al tartufo, attraverso delle visite esperienziali dove si incontrano i proprietari dei frantoi che raccontano la loro passione e fanno degustare i loro prodotti», queste le dichiarazioni di Morbidoni.
Il contenuto turistico di questo format si avvale delle eccellenze dei borghi umbri, da Montone con la rocca-fortezza del capitano di ventura Braccio Fortebracci a Montecastello di Vibio che ospita il Teatro della Concordia, il più piccolo del mondo; località che fanno già parte del brand dei borghi più belli d’Italia.
Gli itinerari delle strade dell’olio si snodano anche attraverso altri territori di grande richiamo come Assisi coi suoi patrimoni francescani, Orvieto con il Duomo e il tesoro sotterraneo che custodisce un frantoio ipogeo del ‘300, e ancora Trevi, altro borgo tra i più belli d’Italia e Spoleto che è già meta di turisti da tutto il mondo.
Per stessa ammissione degli organizzatori la formula delle eccellenze dell’olio e del vino abbinate alle bellezze storico-artistiche dei borghi, può essere davvero l’arma vincente di un territorio come quello dell’Umbria che dopo aver cavalcato per anni il claim di cuore verde d’Italia intende rinnovarsi e valorizzarsi come Destinazione Dop, coinvolgendo gli artefici dei suoi migliori prodotti, ponendoli protagonisti, insieme ai visitatori, di un nuovo concetto di fare turismo.
Novara di Sicilia (Messina) è un borgo davvero splendido! Uno di quelli che l’Italia nasconde tra gli anfratti del suopaesaggio, lontano dai percorsi turistici conosciuti. Entrarci è saltare indietro al Medioevo, a partire dalle strade acciottolate fatte in arenaria locale. Il lavoro sapiente di generazioni di scalpellini, che ancora oggi è tramandato di padre in figlio. La pietra locale (rosso marmoreo) la troverete in tutti i monumenti più importanti del borgo.. e sono davvero tanti!
Domina sul paese la Rocca Saracena: ne restano i ruderi, ma il panorama che offre spazia dalla valle fino al mare, da dove si possono intravedere le isole Eolie. Molto bello e imponente è il Duomo. Di epoca rinascimentale, è dedicato a Sant’Antonio, la festa si tiene a gennaio, è davvero suggestiva quando uomini a cavallo passano rispettosamente nella piazza principale per poi raggiungere la chiesa per la benedizione degli animali e il celebre rito de “u fogu”, l’accensione di un ceppo benedetto che preserva dall’herpes; ai riti pasquali, per i quali si usa ancora un’antica “macchina” teatrale per la Resurrezione; o la processione notturna dell’Assunta, a Ferragosto; per finire con un immancabile presepe vivente che si snoda per il centro storico durante le festività natalizie. Una leggenda vuole che qui ci fosse un noce maledetto, ritrovo di streghe adoratrici di un maiale diabolico: l’avvento del Cristianesimo avrebbe sistemato le cose – e divelto l’albero malefico.
Molte le altre chiese a ogni cantone, per tutti i gusti – medievali come la Chiesa di San Francesco, la più antica e la più piccola; barocche come la Chiesa dell’Annunziata o quella di Sant’Ugo Abate, in cui è conservata la giara da cui bere un’acqua miracolosa quando si hanno grazie da chiedere; o ancora la Chiesa di San Giorgio Martire (attualmente, ben restaurata dopo anni di degrado) adibita ad Auditorium comunale o quella di Sant’Antonio Abate.
A Novara di Sicilia non troverete solo chiese ma anche palazzi nobiliari di grande eleganza. Villa Salvo, nel quartiere di San Francesco; il Palazzo Stancanelli, sulla piazza principale; la Casa Fontana, sotto il Duomo; il Palazzo Salvo Risicato, il Palazzo del Comune (ex Oratorio di Filippo Neri) e l’ottocentesco Teatro Comunale.
A 5km dal paese c’è l’Abbazia di Santa Maria la Noara: è la prima abbazia cistercense costruita in Sicilia.
Cosa Mangiare I piatti tipici del borgo sono i lempi e trori, alla lettera “i lampi e tuoni” il cui nome è tutto un programma: un gran bollito di cicerchia, granoturco, grano e soprattutto fagioli (lascio a voi stabilire quali siano i lampi e quali i tuoni); e i frittui, le frattaglie cioè, lardo cotiche cuore fegato polmone trippa, tutto di maiale lesso (tipico piatto sostanzioso della cucina popolare più povera, per gente che poteva mangiare tutto questo ben di Dio una volta sola l’anno – quando cioè si ammazzava il maiale). A Ferragosto si prepara invece la pasta ‘ncasciada con ragù di vitello, polpette, melanzane e uova. Vi risparmio gli squisiti dolci – scopriteli da soli in una pasticceria, per una colazione con panorama sulla valle: la Buemi, ad esempio; o quella di Isidoro Scuteri; o alla “San Nicola”, tutte disposte lungo la Via Nazionale.
Celebre anche ilCarnevale poi, il formaggio tipico della zona, il maiorchino, un pecorino stagionato otto mesi dalle forme regolati, è fatto ruzzolare per le vie del borgo in una vera e propria gara tra rioni che si chiama “a maiurchèa“.
Cosa Vedere Duomo di Novara di Sicilia Palazzo municipale Abbazia di Santa Maria Abbazia di Santa Maria di Novara Santa Maria di Novara Mulini ad acqua Chiesa di San Nicolò Chiesa Maria SS Annunziata Chiesa di San Francesco d’Assisi Chiesa di San Giorgio Chiesa di Sant’antonio Abate
Tanti gli agriturismi vicino a Novara di Sicilia dove provare le pietante tipiche e visitare il bellissimo borgo storico. Qui una selezione delle nostre strutture:
Umberto Eco definiva il borgo di San Leo “La più bella città d’Italia“, un piccolo borgo dell’Emilia Romagna in provincia di Rimini.
San Leo è stata per secoli una straordinaria fortezza militare e una potente macchina da guerra a difesa del Montefeltro e la valle del Marecchia. Quando comprare la sagoma del paese che assomiglia a una nave si capisce perchè abbia affascinato nei secoli personaggi come Dante e San Francesco, e abbia invece terrorizzato il Conte Cagliostro
La rocca è sicuramente impressionante; sembra una vera nave di pietra. La sua storia secolare ha lasciato preziose testimonianze sul territorio.
Il panorama è davvero mozzafiato e si spinge dai monti circostanti sulla vallata fino al mare.
Il bellissimo Duomo di San Leo è dedicato a San Leone. La sua costruzione è antichissima e risale a molti secoli fa (dall’IX al XIII). Il Duomo si trova tra la pieve preromanica del IX secolo e la torre campanaria. La chiesa, come possiamo ammirarla oggi, risale al 1173. Sopra la porta d’ingresso del Duomo, costituito interamente di pietra lavorata, vi sono due busti. Quello di sinistra è di San Leo (è ancora possibile leggervi il nome intagliato di Leone), quello di destra, oggi mancante della testa, del vescovo Valfrerus.
Il centro storico di San Leo e i suoi dintorni sono, infatti, disseminati di veri e propri tesori architettonici tra cui l’edificio più antico del borgo, la Pieve preromanica attorno alla quale si sviluppa il nucleo della città medievale. Il Palazzo Mediceo, all’interno del quale è stato allestito il ricco Museo di Arte Sacra. Esplorando i dintorni del centro storico non si rimarrà di certo delusi. Il territorio è punteggiato di ruderi di antichi castelli, come quelli di Pietracutae di Piega, oltre che di magnifici edifici religiosi tra cui il convento francescano di S. Igne e quello domenicano di Monte di Pietracutae. Da vedere la chiesa di Montemaggio sormontata da un magnifico soffitto a cassettoni.
Sono tanti gli Agriturismi nei dintorni di San Leo e del Montefeltro. Qui di seguito una piccola selezione di nostre strutture che di certo sapranno offrirvi una splendida vacanza in agriturismo.
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I comuni di Carife, San Nicola Baronia e San Sossio Baronia si illuminano dal 6 dicembre 2019 al 21 giugno 2020.
Tornano “I falò della Baronia”, progetto promosso dal Comune di Carife, in partenariato con i comuni di San Nicola Baronia e San Sossio Baronia, che raccoglie la millenaria tradizione dei falò consolidata in tutta l\’area della Baronia, nella provincia di Avellino. L’evento, con l’immancabile accensione dei falò, avrà inizio nei giorni 6 e 7 dicembre 2019 a San Nicola Baronia, in contemporanea con la XIII sagra de Lu Callariell e sarà animato imperdibili appuntamenti musicali. Il giorno 6, dalle ore 16.00, si potranno ascoltare i Terra Narrante con il loro spettacolo di musica itinerante. Il giorno 7 si ricomincerà alle 16.00 con la musica itinerante dei Paranz Re O lion. Alle 20.00 si continuerà con la musica popolare dei Tammurriare. Intorno al fuoco si esprime la cultura popolare con i suoi canti, i suoi b alli e le sue tipicità gastronomiche. Infatti, accanto all’accensione dei falò e agli spettacoli musicali/folkloristici, l’evento prevede percorsi gastronomici alla scoperta delle tipicità. Dopo i due giorni inaugurali a San Nicola Baronia, l’evento proseguirà a Carife il 15 dicembre con la passeggiata tra gli ulivi “Carifolio”. Dalle ore 10,00, infatti, avrà luogo un percorso sensoriale – degustativo alla scoperta dell’olio di Ravece. Nella seconda quindicina di dicembre, sempre a Carife, si aspetteranno i falò, con speciali eventi musicali, a partire dalle ore 20.00. Il 19 marzo 2020 a Carife ed il 29 aprile a San Sossio Baronia, a partire dalle 20.00, si assisterà nuovamente all’accensione dei falò seguita da percorsi enogastronomici e spettacoli musicali. A San Sossio, inoltre, il giorno 29 aprile alle 17.00 si terrà un interessante Convegno da titolo “Il falò dei briganti”, teso a rievocare storia e folklore. Infine, a San Nicola Baronia, il 21 giugn o 2020, dalle ore 10, 00 si potrà prendere parte alla Passeggiata naturalistica sulle orme dei briganti. Un lungo viaggio, attraverso due stagioni, alla scoperta delle tradizioni della Baronia.
“L’intervento è co-finanziato dal POC Campania 2014-2020. “Rigenerazione urbana, politiche per il turismo e la cultura. Programma regionale di eventi e iniziative promozionali”.
La Giara è un complesso di altipiani basaltici di origine vulcanica: Giara di Gesturi (“jara manna”), Giara di Siddi, Giara di Serri. Situata tra la Marmilla e il Sarcidano, è caratterizzata da un paesaggio brullo e selvaggio della Sardegna.
La vista meravigliosa che si può godere da questi altipiani arriva fino ai monti del Gennargentualla pianura del Campidano, dalla Marmilla fino a far scorgere il mare in lontananza e attira ogni anno centinaia di visitatori che voglionova contatto con l’autentica natura selvaggia della Sardegna.
La Giara è famosa per ospitare una specie unica di cavallini la cui origine è ancora oggi sconosciuta. Il loro carattere selvatico, che li rendi unici in Europa, potrai osservarli da vicino mentre si spostano tra querce da sughero, olivastri e i boschi tipici della macchia mediterranea sarda.
La Giara è ideale per essere scoperta galoppando, camminado o in bicicletta. Sarai immerso nella natura e nel silenzio, oltre ai cavallini, potrai incontrare anche cinghiali, lepri, anatre e volpi e molte specie di uccelli.
Nella Giara di Serri si trova il suggestivo villaggio-santuario nuragico di Santa Vittoria , mentre in quella di Siddi ha luogo la tomba dei giganti “Sa domu ‘e s’Orku”. Poco distante potrai visitare anche l’imponente nuraghe di Barumini, dichiarato patrimonio dell’umanità dall’UNESCO.
Gli Agriturismidella zona sono di altà qualità e ti permetteranno di gustare l’enogastronomia tradizionale sarda.
Vi consigliamo i nostri agriturismi ideali per scoprire la Giara di Gesturi e la bellissima natura che la popola.
Settore agrituristico in crescita per offerta di servizi, valore economico e turismo
Nel 2018 le aziende agrituristiche autorizzate sono 23.615 (+0,9% sul 2017). La dinamicità del settore emerge dall’aumento del numero di comuni che ospitano agriturismi (+2,9%), delle presenze (+5,6%) e degli arrivi (+5,9%).
10.934 aziende (il 46% del totale) si trovano in Toscana (20%), nella Provincia Autonoma di Bolzano (13%), in Lombardia (7%) e Veneto (6%).
La tipologia di servizi agrituristici offerti si diversifica sempre di più. È in aumento soprattutto l’attività di degustazione che cresce nel 2018 del 7,2% rispetto all’anno precedente.
Nel 2018 le aziende agrituristiche autorizzate in Italia sono 23.615 (+0,9% sul 2017). La dinamicità del settore emerge dall’aumento del numero di Comuni (5.034 su 7.960) che ospitano agriturismi (+2,9%), delle presenze (+5,6%) e degli arrivi (+5,9%). Lo rende noto oggi l’Istat diffondendo il report “Le aziende agrituristiche in Italia” relativo all’anno 2018. “La centralità di questo settore – spiega l’Istat – emerge dalle tendenze di medio/lungo periodo. Tra il 2007 e il 2018 la crescita delle aziende agrituristiche è stata superiore al 33%, con un saldo attivo di 5.895 aziende. A livello territoriale tale andamento interessa soprattutto le aree del Nord-ovest (+56,3%) e le Isole (+34,9%) mentre al Nord-est il tasso di crescita è più contenuto (+25,7%)”. In particolare, 10.934 aziende (il 46% del totale) si trovano in Toscana (20%), nella Provincia Autonoma di Bolzano (13%), in Lombardia (7%) e Veneto (6%). Il numero di presenze negli agriturismi (numero di notti trascorse dai clienti) passa da 8,2 milioni del 2007 a circa 13,4 milioni nel 2018 (+5,2 milioni, pari a poco meno della popolazione della Campania). Gli aumenti maggiori si registrano nel Nord-est (+2,4 milioni) e nel Centro (+1,6 milioni). “La tipologia di servizi agrituristici offerti si diversifica sempre di più”, rileva l’Istat, notando che “è in aumento soprattutto l’attività di degustazione che cresce nel 2018 del 7,2% rispetto all’anno precedente”. Tra il 2007 e il 2018 l’incremento è stato del 61,3%); in forte aumento anche le attività di ristorazione (+36,8%) e di alloggio (+30,6%). Tra il 2007 e il 2018, inoltre, il valore corrente della produzione agrituristica è salito da 1,08 a 1,39 miliardi di euro (+29%). “Nonostante le flessioni registrate nel 2009 e 2012 in una fase segnata da una forte crisi economico-finanziaria, l’andamento della produzione – si legge nel report – mostra un trend positivo che riprende la sua crescita a partire dal 2013”. Altri dati contenuti nel report riguardano il numero di agriturismi condotti da donne che, tra il 2017 e il 2018, resta sostanzialmente invariato (da 8.483 a 8.563) e di quelli che svolgono attività di fattoria didattica (1.516 nel 2018, il 6,4% del totale).
Il settore agrituristico non conosce la crisi. Nel 2018 le aziende autorizzate sono 23.615 (+0,9% sul 2017) e la dinamicità del settore emerge dall’aumento del numero di Comuni che ospitano agriturismi (+2,9%), delle presenze (+5,6%) e degli arrivi (+5,9%). E’ quanto rileva l’Istat in un report in cui spiega che tra il 2007 e il 2018 il valore corrente della produzione agrituristica sale da 1,08 a 1,39 miliardi di euro (+29%).Quasi 11.000 aziende (10.934 per la precisione, il 46% del totale) si trovano in Toscana (20%), nella Provincia Autonoma di Bolzano (13%), in Lombardia (7%) e Veneto (6%).I Comuni con almeno 100 aziende agrituristiche sono 8: Grosseto, Castelrotto, Appiano sulla strada del vino, Cortona Caldaro sulla strada del vino, Manciano, Assisi, San Gimignano. Inoltre, la tipologia di servizi agrituristici offerti si diversifica sempre di più.E’ in aumento soprattutto l’attività di degustazione che cresce nel 2018 del 7,2% rispetto all’anno precedente.
Il Parco nazionale Gran Paradiso si estende su 70.000 ettari di territorio d’alta montagna, tra gli 800 metri di fondovalle e i 4.061 metri del Gran Paradiso.
È difficile fare un’escursione nel Parco nazionale Gran Paradiso senza avvistarne i tanti animali montani, spesso anche da vicino.
Lo stambecco, simbolo del parco, è piuttosto confidente e si incontra facilmente al pascolo. I maschi, riconoscibili dalle lunghe corna ricurve, vivono in piccoli gruppi, mentre le femmine, dalle corna più corte, restano con i piccoli. Anche il camoscio è comune, ma assai più schivo e difficile da osservare.
Altro protagonista del parco è la marmotta, bellissimo roditore che scava lunghe gallerie per sfuggire ai pericoli e prepararsi al letargo.
Tra gli uccelli sono presenti c’è l’aquila reale, e molti piccoli uccelli della famiglia dei passeri. Da poco è presente anche il gipeto, grande avvoltoio scomparso nel 1912 e tornato sulle Alpi per un progetto internazionale, e la lince, splendido, piccolo predatore.
Cosa mangiare in Valle
La cucina valdostanaè caratterizzata dalla presenza di molte zuppe, sughi di carne elaborati e formaggi fusi ed a pasta morbida.
L’antipasto più comune è lo sformato di patate, tipico delle zone prealpine ed alpine. Viene cucinato in diverse modalità spesso con l’aggiunta di latte e formaggi.
I primi piatti spesso comprendono zuppe tra cui la più nota è la zuppa Valdostana (base di brodo di carne, cavoli e l’ottima fontina, e aggiunta di burro)
Famosa e la zuppa di castagna (tipica del periodo autunnale)
La polenta è sempre presente nei primi piatti. Viene cucinata al forno, insaporita con sughi di selvaggina, oppure mangiata insaporita con semplice aggiunta di burro
In Val D’Aosta il secondo piatto più frequente è la Carbonade, pietanza simbolo della regione, a base di carne, cotta con il vino rosso. Ovviamente il formaggio più famoso: la Fontina, è un grande vanto della cucina regionale.
La Fonduta di formaggi è un piatto assolutamente da provare. Unico pesce presente e la trota, insaporita da spezie montane e cucinata al forno.
I Dolci Valdostani.
La pasticceria valdostana è per ragioni geografiche influenzata dalla tradizione francese. Dal Blanc Manger, con panna e zucchero, al classico Mont Blanc con castagne e cacao e con aggiunta di panna montata.
Le crostate e torte con le confetture a base di frutti di bosco, dal mirtillo, al lampone sono sempre presenti.
Gli agriturismi in Valle D’Aosta sono di alta qualità e fondono la tradizione della montagna alla calda accoglienza tipica di questi territori.
Di seguito alcune proposta per trascorrere un piacevole soggiorno in Valle: